Quinta edizione 2009 • primo classificato seconda categoria

Sempre arriviamo nel luogo in cui siamo attesi

Tiziana Tomasini

Tiziana Tomasini

nata a Trento ma con sentite radici carsiche (il padre, nato a Pola, ha vissuto a lungo a Trieste); è laureata in Lettere ed attualmente svolge la professione di insegnante. Oltre ai verbali delle riunioni scolastiche, scrive volentieri, specie su tematiche legate al mare e al nuoto, sue grandi passioni. Ha ottenuto il 2° premio al Concorso “Storie di donne”; è stata tra le dieci finaliste del Concorso “Scrivere la pace”, promosso dalla Provincia di Trento, ed è occasionale collaboratrice di un quotidiano locale.

LE MOTIVAZIONI DELLA GIURIA

“Sempre arriviamo nel luogo in cui siamo attesi” è un racconto dai sapori marini, con un linguaggio ricco, descrizioni precise, molte sfumature. È una bella storia d’amore a ritmo di mare, appunto. Si segnalano le scene del nuoto e le figure dei protagonisti, caratterizzate con sicurezza, plastici. La scansione è particolare, quasi divisa in piccoli capitoli: la casa, la donna, il mare, i nuotatori. E infine, l’addio, il tuffo nel mare al “barrito della nave”. Un racconto intenso, con una prospettiva matura.

IL RACCONTO

L’ULTIMO VIAGGIO
Morirò prima di te, lo so.
Per prima, in modo che tutti possano piangermi. Sento il bisogno di essere davanti al mondo, chiusa in una scatoletta blu scuro. La mia polvere grigia resterà rinchiusa lì per tre giorni. Poi mi porterai verso la libertà eterna. Al mare.
Aprirai quella scatola in un giorno grigio, come vento di sud-est, alle ore 19.00, sotto il castello di Miramare. E mi lascerai andare così, seguendo le volute capricciose dell’aria salamastra. Non verserai una lacrima, perché saprai di aver fatto esattamente la mia testarda volontà. Voglio già ora pensarti in viaggio per Trieste. Ti vedo svelto e pensieroso all’area di servizio. il caffè e via, riparti veloce. Telepass. Ci siamo. Stai costeggiando il mare. I primi semafori, gli edifici imponenti e sporchi di città, i tabelloni pubblicitari. A destra, la balaustra in pietra scorre fiancheggiando i giardini, sono arrivata. Dovevo nascere qui, non ho potuto scegliere. Ma ora ho scelto.
Mentre fluttuo leggera, porto con me una storia. Da dedicare all’infinito.

LEI
La porta della casa scrostata dà direttamente sulla via diritta, secondo lo schema romano. Una tra tante. La serratura ossidata dal profumo aggressivo del mare lascia fuori un mondo aromatizzato di limoni e cicale, gelsomini e pini secolari, incurvati dai tempi di bora.
Il sole costante dell’estate viene messo al bando non appena oltrepassi l’uscio. Nella penombra strizzo gli occhi e paro in avanti le mani, per difendermi dall’oscurità. Scostata una tenda ormai sfiorita dagli anni, riconosco la povertà e la semplicità di una vita. Un’unica stanza.
Nel centro è posto un tavolaccio massiccio. Una tovaglia cerata di indistinguibile fantasia lo ricopre, a coprire il brutto del mondo. Sopra, un copritavolo a uncinetto, ingiallito ma sempre pulito, elegante.
Come elegante è lei. Nella sua età e nella sua bellezza imperfetta, trasformata dal tempo, mi piace.
Minuta, spalle larghe, schiena diritta, capelli ribelli e naso sottile. Liscia lo scialle come un gatto per scacciare l’umidità e tende le mani ossute con le unghie spesse, ben curate. Il pacchetto rosso di sigarette americane è sul tavolo. Lunghe, profumate, invitanti. Il peccato a portata di mano… Il fumo esce conico e regolare dalla sua bocca rugosa. Poi si spande nella stanza a volute ritmiche, sfumando e colorando magicamente tutto di azzurrino. Silenzio.
Al secondo tiro comincia a raccontare. Il tono di voce regolare, basso ma deciso, di chi ha dovuto fare, spendersi, soffrire. Anche per amore.

IL SENSO DELLA VITA
La vita è un frammento stellare, che vaga leggero nel blu sconfinato dell’universo.
Una bollicina d’aria che disegna una traiettoria ondulatoria nell’azzurro cristallino dell’acqua. Un frammento di stella alla ricerca di una bollicina d’aria. Per respirare, per volare.

IL MARE
Lei non ha imparato a nuotare. Nuota e basta. Esce di casa e vede solo il mare. E lo sente anche dentro, prepotente e indomabile, sfacciato e ritmico, mai uguale. Lei è il mare e il mare prende tutto e tutti. Aleggia nell’aria, profuma i vestiti, smalta le case, insaporisce l’acqua, riempie le orecchie.
Come un animale feroce ne avverti la presenza, sempre.

I NUOTATORI
Un braccio di mare racchiuso tra due promontori, qualche boa scolorita e ondeggiante a creare un confine immaginario. 50 metri o poco più. Un vero paradiso per gli appassionati del nuoto, che in ogni stagione si ritrovano qui per allenarsi.
La spiaggia rocciosa. E dietro, uno stuolo di biciclette ormai inutili, abbandonate nella pineta. Si srotolano gli asciugamani arrotolati nei cestini; in mano le cuffie col laccetto, i costumi a righe. Si conoscono tutti, disseminati qua e là sulla spiaggia, o comunque in tanti. Gesticolano mimando la bracciata, regolano la forza da dosare contro il mare. La grande sfida è là, davanti a loro. E loro, simili a leoni marini, restano per incanto ad ascoltarlo quel mare scuro, pronti a partire. Qualche roccia, qualche spuntone per i tuffi, sempre da migliorare. L’età non conta. Giovani e meno giovani, serve coraggio e voglia di fare. Il sale pizzica le labbra, pervade le mucose del naso, inaridisce i capelli. Il mare spezza il ritmo, detta il ritmo. Ma non importa. Ogni giorno si nuota. Le bracciate a seconda dell’onda, entrare nel mare e dominarlo, assecondarlo con la forza delle mani e dei piedi. Si parte e si vira alla boa o alle rocce di sud-est, piatte e levigate dai flutti.

LA PARTENZA
La bicicletta rossa del nonno cigola stizzosa ad ogni pedalata. Lei stringe ingenuamente il manubrio per fare prima, per arrivare più in fretta. E per scaricare le tensioni, i pianti e i capricci dei bambini. Solo in quel pezzo di terra e di mare ritrova se stessa. Una sorta di zona franca, invalicabile, alla quale solo lei può procedere. Lei e pochi altri.
Lei e un altro.

IL GUARDASPIAGGIA
Il guardaspiaggia vigila attento dalla sua postazione, o rema in piedi sulla barca rossa del salvataggio. Conosce lei. Le porge la mano e le spiega il mare di quel giorno, la direzione del vento, la tattica natatoria da attuare.
Naturalmente conosce anche lui. Talvolta, fuori orario, nuotano tutti e tre insieme e si fanno i complimenti. Fanno i complimenti anche a lei.
Che sorride dalla roccia e si prepara all’ingresso in acqua.

SOTTO
Lui e lei si incrociano sotto. Uno sguardo, frazioni di secondo. Un incrocio di sguardi, il braccio teso, pronto ad uscire. Le bollicine escono dai nasi e si confondono… si riconoscono, si intrecciano.
I piedi pinneggiano ritmici, quelli di lui grandi e potenti, quelli di lei magri ed energici. Non possono stare lontani dall’acqua, è una tentazione irresistibile.
Non possono stare lontani.
Si salutano con la mano, come i bambini. O con un sorriso, poco più e via. Giù.
Sotto gli occhialini scuri, sotto, due occhi azzurri come il mare del mattino, sotto, due occhi dorati come la sabbia dorata della sera, che cattura il riflesso del mare e lo fa suo.

LE LORO VITE
Lui lavora all’arsenale, è più giovane di lei.
Lei dirige una scuola d’infanzia, è più vecchia di lui.
Lei non è bellissima, ma attira gli sguardi, gli sguardi di lui.
Lui è bellissimo.
Lui è pesante. Gioca sulla potenza. Le sue bracciate squarciano, sono piene di forza.
Lei balla sull’acqua, ondeggia tra le onde, sicura e veloce.
Ognuno ha la sua vita.
Lei la famiglia, lui la fidanzata. Con le gioie e le difficoltà quotidiane che inevitabilmente la caratterizzano. Ma arrivati a quel lembo di mare la abbandonano, tutto è concesso.
Perché è questo che il mare chiede. Massimo impegno e dedizione totale, piena immersione, sia fisica che mentale. E questo abbandono metafisico pervade tutti.
Anche lui.
Anche lei.
L’arrivo alla spiaggia è con le braccia avanti unite, per sfruttare l’onda. Gli addominali ancora tesi grattano il fondale. Rovesciata all’indietro, si riparte. Fiato.

LA LORO VITA
Sei brava, non ti manca niente.
Anche tu sei bravo, il più bravo.
Sorriso.
Lei ha i capelli lunghi, ribelli. Lui vorrebbe accarezzarli, dalla nuca in su.
Lui ha le spalle larghe dalla fatica del mare. Lei vorrebbe salire su quelle spalle e tuffarsi all’indietro. Hanno la stessa passione, e si stimano per questo.
Quante belle ragazze osservano i nuotatori, ma a lui interessa quella là sotto, le spalle larghe e magre, gli occhi azzurri del mare al tramonto. Il sole cancella i contorni ma illumina sfrontato il mondo sommerso.
Dove non si tocca è tutto più chiaro. Ed eloquente.
Lei una volta ha sfiorato lui. La punta del piede contro la sua cosa. Un attimo.
Poi lei è uscita dall’acqua, senza salutarlo. È andata via quasi di corsa. Non può restare. Deve tornare alla sua vita. L’incanto deve finire, è finito. È stato un attimo. Troppo. Un pomeriggio lui l’ha vista in bicicletta. La gonna svolazzante, i capelli gonfi di aria.
Anche lei l’ha visto. In moto, il casco in pelle, gli occhialoni della grande guerra.
Gli sguardi si sono incrociati per un attimo. Come sotto.
Con lo stesso effetto.

IL SOGNO
All’una del pomeriggio la pineta è deserta. Tutti in mare o sul lastrone di cemento a riposare le fatiche.
Laggiù, tra gli ultimi pini marittimi, un telo rosso e un casco in pelle, abbandonati.
E loro due, anch’essi abbandonati.
Il frastuono ritmico del mare li accompagna, ora dolcemente, ora selvaggiamente. Sanno di non poter chiedere niente, tutto per loro è già stabilito.
Non hanno futuro, solo presente.

LA PARTENZA
Quel giorno soffia il maestrale.
Il piroscafo ITALIA è pronto per salpare. Le ultime manovre a terra, i segnali convenzionali, tutto a posto. A bordo anche uno zaino con gli effetti personali, gli occhialoni da moto, una cuffia, il costume.
Lui guarda quel braccio di mare per l’ultima volta. Dall’altra parte della costa ha un’occasione unica, non può perderla. Tutte le sue forze sono concentrate in queste parole… non può perderla.
Lei è attraversata da un brivido, l’acqua quel giorno è fredda e dura, ma può farcela, può arrivare fino alla boa. Al barrito della nave, lei si tuffa.

LEI
La sigaretta è finita, schiacciata agonizzante in un coperchio di latta. Aspetto un finale, un epilogo.
Al mio sguardo interrogativo, risponde eloquente il suo silenzio.
Mi congeda così, stringendosi lo scialle sulle spalle ancora larghe, a racchiudere un profondo segreto mai più svelato.