Quarta edizione 2007 • segnalato premio Cassa Rurale seconda categoria

Mascarpone e vita eterna

Manuel Corso

Manuel Corso

Nato il 23 ottobre 1980, si è laureato in Economia e Gestione dei Servizi Turistici a Venezia. Dopo un’esperienza lavorativa in Liguria, è rientrato nella valle di Primiero dove tuttora lavora presso la locale Azienda per il Turismo.

IL RACCONTO

“Secondo te in paradiso manteniamo per sempre l’età che avevamo quando abbiamo lasciato la vita terrena?” Silenzio. La risposta è affidata all’incessante ronzio del suo asciugacapelli imbolsito. Mi giro nel letto per l’ennesima volta ma quei pensieri hanno ormai sciupato il mio cuscino. Quando non dormo divento insofferente. Allora apro gli occhi, e mi lancio sui pantaloni per affrontare di petto la giornata. Lei esce dal bagno con lo spazzolino in bocca. So che è solo una scusa per non immischiarsi nelle mie paturnie mattutine e continuo.
“Dico davvero: quando pensiamo ai nostri cari defunti li immaginiamo sempre come se ne sono andati. Ma dove sta scritto che se muore un ragazzo in paradiso vive per sempre da giovane? E se uno muore più in là negli anni passa la sua vita eterna da vecchio? Bel casino sta vita eterna. Perché nessuno ci ha mai spiegato le regole del gioco?”
“E dove è finita la mia camicia?”
Lei indica il tappeto con un cenno veloce (la camicia), razzola nervosamente nella borsetta e scompare nuovamente dietro la porta del bagno.
Ancora nessuna risposta.
Inizia a ribollirmi qualcosa dentro e come riflesso condizionato apro il frigorifero. Che cazzo mangio per colazione? A quel punto Lei piomba in cucina.
“Lo sai che oggi devo passare prima da Chicca. Te l’ho detto anche ieri sera. Magari dovresti ascoltarmi qualche volta. Ricordati di pagare l’assicurazione e comprare il mascarpone.”
Cerco di rimanere lucido. Va bene un caffè. Poco sbattimento e risultato garantito. Poi tento di reagire.
“Chicca chi? Non mi hai detto niente. E con che soldi pago l’assicurazione? Non l’abbiamo già pagata il mese scorso?”
La sento sospirare e so già che il mio tentativo di ribattere finirà in un fallimento totale.
“La prossima volta non mangiare più quei mattoni di pizze che così dormi, non te ne vieni fuori con queste menate e mi lasci dormire. Quante Chicca conosci? È una settimana che ho preso l’appuntamento per la messa in piega. I soldi devi prelevarli: ieri ho pagato l’idraulico. Già che ci se prendi anche quelli per la macchina. Se arrivi prima passa a prendere la doccetta della vasca che l’hanno aggiustata. E ricordati il mascarpone che sono rimasta senza. Vado. Ciao”.

Chiudo la porta dietro di me e m'incammino lungo il viale, verso la fermata. Alla mattina amo scrutare discretamente le facce che incrocio lungo il mio tragitto. Tre o quattro secondi per carpirne i pensieri, abbozzare il loro carattere. È un gioco che mi diverte e credo di essere bravo.
Alla fermata dell’autobus tutto riesce ancor più facile. Pochi istanti di banale attesa tra persone sconosciute ed è come se rivelassimo a tutti i nostri pensieri più reconditi, perdendo improvvisamente quella capacità di dissimulare che ci rende compiacenti pedine della società. Basterebbe il suono di un clacson, il saluto di un passante, una battuta sul tempo per redimerci da quel nulla assoluto che ci mette a nudo.
Così assisto alla solita scena: il settantenne bonaccione che avrebbe voglia di parlare, discutere, raccontare amabilmente le sue esperienze. L’adolescente armato di i-pod a palla e vestiti a brindelli che vorrebbe gridare il suo rifiuto alla società. La signora di mezz’età che lo guarda con malcelato disprezzo e pensa che, nonostante un matrimonio tutto sbagliato, se fosse stato figlio suo non si sarebbe mai ridotto così. Fuggevoli pillole di vita cariche il più delle volte di insoddisfazione, smarrimento e fragilità. Chissà se anche gli altri conoscono il giochetto...

In questo caso ora staranno ridendo di me e penseranno che a Leopardi non sarà mai capitato di dover interrompere i suoi pensieri sull’infinito per uscire a comprare il mascarpone!! Beh, direi di no, visti i risultati. Ma potrei ribattere che lui non aveva una donna...
In effetti ci ho riflettuto diverse volte e credo che Lei mi limiti. Forse non è quella giusta. Magari senza di Lei ora sarei un eminente sapientologo e chissà quali cazzi avrei scoperto. In fondo il pallino l’ho sempre avuto. Mi spaventa quel suo essere organizzata e lucida nella vita di tutti i giorni, quanto irrazionale ed ermetica se si sposta l’orizzonte poco oltre. Spesso mi spiazza e talvolta mi irrita. Quasi mai riusciamo a comunicare sulla stessa frequenza complice quella miriade di insignificanti episodi quotidiani che riescono ad incasinarci la giornata. E tutte le sere la conversazione si risolve nella stessa irritante domanda: come è andata oggi? Niente di speciale:
lavoro, pausa pranzo, lavoro.
Perché allora se parlo di vita eterna Lei risponde mascarpone?
Ci pensa l’autobus che appare in fondo al viale a rimettere in moto quel meccanismo di non-pensiero che mi aiuta a riappropriarmi delle mie effimere certezze quotidiane. E si riparte come da programma. Lavoro. Pausa pranzo.
Lavoro.

Alle sei la fermata brulica di colleghi, amici, facce conosciute. Tutto sembra fare meno paura. Sull’autobus avverto un mondo migliore. Il cinquantenne bonaccione, nonostante il divieto di parlare al conducente, discute amabilmente di agricoltura biologica con l’autista.
L’adolescente scapestrato troneggia il posto centrale riservato ai boss e si scambia tenerezze con una ragazzina che sembra ridere alle sue battute.
La signora di mezz’età, circondata da borse della spesa, racconta orgogliosa all’amica che suo figlio subito dopo la laurea ha trovato un bel posto in banca...
Mi scappa quasi da ridere. E l’atmosfera di stamattina carica di sfiducia e vittimismo è svanita?
Davvero basta scambiare poche parole con qualcuno per liberarci da quel pesante fardello di tensioni e paure che inconsapevolmente ci costruiamo addosso ogni giorno?
Stringo trionfante il mascarpone che ho abilmente conquistato pochi minuti prima nel banco frigo del supermercato (grazie alla commessa impietositasi dal mio ramingo peregrinare su e giù dalla corsia dei formaggi).
Ora sorrido anch’io. Non è da Lei che devo pretendere risposte alle mie balzane domande esistenziali. Ciò che conta davvero è sapere che è disposta a condividere con me la vita di tutti i giorni. E in questo, a suo modo, è la migliore.
Sorrido perché stasera con quel mascarpone Lei preparerà il suo impareggiabile tiramisù.
È il modo più spontaneo e silenzioso che conosce per rendermi felice.
Per farmi sapere che comunque vada e qualunque età avremo in paradiso Lei adesso è li al mio fianco.
E allora chissenefrega della vita eterna! Ne ho ancora tanta da vivere quaggiù.